Sommario
In quale parte del Decameron Boccaccio descrive e affronta il tema della peste?
Nell’Introduzione alla prima giornata del Decameron, all’interno della cornice narrativa, Boccaccio, dopo un articolato appello alle sue lettrici, spiega che la “dolorosa ricordazione della pestifera mortalità trapassata” è la responsabile dell’“orrido cominciamento” della sua opera.
Qual è il principale timore di Boccaccio verso la peste?
Boccaccio è a Firenze nel 1348, anno in cui imperversa il flagello della “Peste Nera”. Firenze, afflitta dal morbo, conosce un imbestiamento degli esseri umani, che per timore del contagio disdegnano di soccorrere anche i parenti più prossimi, figli inclusi.
Dove parla della peste Boccaccio?
Quando si parla della peste del 1348 non si può non evocare Giovanni Boccaccio, che nelle pagine introduttive alla prima Giornata del “Decameron” (Dieci giorni, deka emeron in greco), racconta a suo modo la pandemia. Boccaccio è a Firenze nel 1348, anno in cui imperversa il flagello.
Che ruolo ha la peste nel Decameron?
La peste descritto da Boccaccio nel Decameron rappresenta la corruzione morale della gente afflitta dalla pestilenza. Attraverso le cento novelle, la brigata discute varie soggetti e le loro moralità.
Perché Boccaccio ha inserito la narrazione della peste all’inizio del Decameron?
I servi, spinti da una irrefrenabile sete di guadagno, erano gli unici ad assistere gli ammalati, almeno in teoria: l’autore dice infatti che assistevano solo immobili alla morte del padrone senza intervenire, per poi ammalarsi molto probabilmente a loro volta e non riuscire neanche a sfruttare i loro guadagni.
Chi perse Boccaccio durante la peste?
Boccaccio è a Firenze nel 1348, anno in cui imperversa il flagello. Giovanni perde tra gli amici Matteo Frescobaldi, Giovanni Villani e Franceschino degli Albizzi.
Come si diffuse la peste Boccaccio?
Passata dalla Siria sull’onda delle invasioni mongole, in circa un anno è arrivata dapprima in Sicilia e a Genova, e poi si è diffusa in tutta Europa. Questa malattia è nota come “peste nera”. Nel corso del 1347 colpì anche la città di Firenze, proprio nell’ultima fase.
Che visione ha Manzoni della peste?
La peste è realtà spaventosa e spaventevole e, osserva Manzoni, per negarla bastano ragioni contingenti e banali come “la penuria dell’anno antecedente, le angherie della soldatesca, le afflizioni d’animo” per spiegare l’aumento di mortalità così che, poi, “chi buttasse là una parola del pericolo […]