Sommario
Che cosa contengono le anfore?
Le anfore di forma grezza contenevano ogni tipo di derrate, mentre quelle costruite con accorgimenti particolari erano destinate al trasporto e alla conservazione di varie sostanze come uva, olio, miele.
Perché le anfore hanno la punta?
I “manici”, che si chiamano anse, servono per una solida presa, il piede a punta permetteva di piantarle nello strato di sabbia che copriva il fondo della stiva, o per rizzarle in file ben allineate nella sabbia o terra dei porti.
Come si chiamano le varie parti di un vaso?
Nomenclatura delle parti del vaso Queste parti, non sempre tutte presenti nelle diverse forme ceramiche, sono l’orlo, il collo, le anse, la spalla e la pancia (che insieme formano il corpo) e il piede (che a volte può essere rialzato su uno stelo).
Come si facevano i vasi greci?
I vasi di piccole dimensioni erano realizzati in un unico pezzo, mentre i più grandi erano costituiti da sezioni lavorate a parte e poi unite tra loro. Per nascondere le giunture a volte erano applicati sulla superficie esterna dei cordoncini di argilla. Anche i manici erano modellati a parte.
Come si fa il vino in anfora?
La pratica della vinificazione in terracotta infatti prevede che le uve vengano messe a fermentare nelle anfore, che in alcuni casi sono interrate e in altre no, durante lo svolgersi della fermentazione alcolica, le uve subiscono anche una macerazione sulle bucce, quindi il produttore provvede alla follatura …
Come erano realizzate le anfore greche?
La sua fabbricazione si realizzava generalmente con la tecnica della tornitura. Dopo aver messo insieme l’argilla si realizzava la pancia e il collo al tornio, mentre le anse erano realizzate a mano (fig. 2). Il tutto era, poi, assemblato e fatto asciugare in un luogo ventilato o al sole prima della cottura.
Come riconoscere un coccio antico?
Lo smalto di una ceramica antica si presenta disomogeneo a seguito dell’usura: con il passare del tempo la superficie arriva ad avere delle microrotture dalla disposizione irregolare (craquelure) che difficilmente i falsari, per quanto esperti ed attenti, sono in grado di riprodurre.
Come è fatto un vaso?
Un vaso è un contenitore aperto, usato per liquidi, solidi, o a scopo decorativo per fiori ecc. Può essere fatto con molti materiali, come la terracotta, la porcellana, la ceramica, il metallo, il legno, il vetro e la plastica.
Cosa erano i crateri?
Il cratere (κρατήρ, plurale κρατῆρες, kratḕres; dal verbo greco κεράννυμι kerànnymi, “mischiare”) era un grande vaso utilizzato per mescolare vino e acqua nel simposio greco.
Come erano decorati i vasi greci?
Le tecniche decorative più utilizzate in Grecia per i vasi erano di solito tre tipi. Queste erano i vasi lavorati con la tecnica delle figure nere, quelli con le figure rosse e le tecniche policrome, con più colori.
Come descrivere un vaso greco?
Vaso dalle forme e dalle dimensioni più varie, con corpo globulàre (cioè a forma di globo) allungato, con strozzatura al piede e al collo, dotato di due anse simmetriche verticali od oblique. Veniva impiegato indifferentemente come contenitore di liquidi, di sfarinati e di solidi. Pelìke.
Cosa vuol dire vino in anfora?
I vini anfora sono vini nudi, archetipali, originari, pura trascrizione del frutto.
Come si usa il termine anfora?
Il termine anfora (dal greco amphorèus) è utilizzato per una forma ceramica greca decorata, caratterizzata da un corpo rastremato inferiormente, con collo più stretto e due anse impostate sul collo e sulla spalla.
Quando risalgono le anfore a profilo continuo?
Anfore a profilo continuo Questa forma è raramente presente al di fuori dell’Attica e compare già nel VII secolo a.C. divenendo comune in una forma rimodellata nel VI secolo a.C. Viene prodotta fino all’ultimo quarto del V secolo a.C. Se ne distinguono tre standard tipologici:
Quali sono le tipologie di anfore romane di età romana?
Anfore romane di tipi diversi rinvenute negli scavi archeologici di Ercolano Per quanto riguarda le anfore di età romana le tipologie attualmente in uso sono molto numerose e la loro denominazione può discendere dal nome di una località (es. Camuludunum 184), di uno studioso (es. Keay VI), di un inventario/contesto di scavo (es.